Può l’energia mettere in ginocchio lo sport in Italia?

Il 2021 è stato l’anno del Belpaese e in buona parte il merito è stato dello sport con atleti e paratleti che si sono fatti valere alle Olimpiadi, ai Mondiali ed agli Europei in tutte le discipline. 

Ci hanno fatto sentire uniti nonostante si stesse vivendo uno dei periodi più difficili per il nostro paese: la Pandemia. Ad oggi gran parte del nostro movimento sportivo, specialmente giovanile, rischia di essere colpito ancora. Dopo le chiusure degli scorsi mesi infatti, arriva anche la crescente inflazione e in particolare l’aumento dei prezzi dell’energia a rendere molto più costosa la formazione di atleti più e meno giovani.

La richiesta di aiuto da parte del mondo dello sport

Il primo campanello di allarme è arrivato da Simona Ferro, assessore allo sport della regione Liguria, che la scorsa settimana ha inviato una lettera al ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e a Valentina Vezzali, sottosegretario di Stato con delega allo sport, per chiedere all’Esecutivo interventi di sostegno al mondo sportivo, alle prese con il caro energia. 

Per gli impianti sportivi sembrano infatti non bastare i 4 miliardi già stanziati dal governo per il caro bollette. Le chiusure, sommate ai costi per il distanziamento ed ora agli aumenti dei prezzi dell’energia stanno erodendo i margini di guadagno già bassi delle realtà sportive andando a minare la possibilità per molti giovani di praticare sport. 

Si stima infatti che per il 2022 l’aumento per i beni energetici si aggirerà intorno al 60% che, sommato ai costi dovuti alla pandemia, porterà quasi a raddoppiare le spese per il funzionamento di piscine e palestre.

Quali sono le richieste al governo?
Le richieste che sono state fatte al Governo italiano da parte delle associazioni del mondo dello sport possono essere racchiuse nei seguenti punti:

Eliminazione degli oneri accessori sulle bollette;
• Riduzione degli oneri di sistema;
• Riduzione dell’aliquota IVA dal 22% al 5% anche per l’energia elettrica;
• Esenzione delle accise per tutti gli enti no-profit;
• Possibilità di programmare piani di rientro a 12 mesi;
• Contributi economici a fondo perduto speciali.

La richiesta di fondi da parte delle realtà sportive è alta e sembra già non bastare il miliardo preventivato dal governo per tutte quelle attività che hanno subito la quarta ondata. Infatti i ristori andranno ad aiutare, oltre al mondo dello sport, il turismo, le discoteche, lo spettacolo e tutti quei settori che hanno subito un pregiudizio immediato dalla quarta ondata di COVID

La coperta questa volta sembra davvero corta.

Non mancano così aiuti a livello comunale e regionale per riuscire a mantenere in vita le società storiche. La settimana scorsa si è mossa l’Amministrazione Comunale di Genova per riuscire a tenere in piedi alcune piscine sul territorio che svolgono il ruolo fondamentale di aggregatori all’interno della comunità cittadina. Vedremo se altri Enti territoriali riusciranno a garantire la sopravvivenza delle strutture sportive dopo più di 2 anni di perdite.

Quali i rischi per le comunità e i giovani?
La chiusura degli impianti sportivi non è solamente un problema per gli imprenditori, sempre più sotto stress negli ultimi mesi. Il contraccolpo sarebbe percepito anche dai cittadini, specialmente i più giovani che andrebbero a perdere importanti centri di aggregazione. 

Palestre, piscine e impianti sportivi fungono infatti da punti di ritrovo specialmente per i ragazzi che, dopo il periodo di distanziamento, hanno bisogno di ritrovare coetanei e un po’ di normalità. A farne le spese maggiori potrebbero essere ancora una volta le realtà meno agiate del nostro paese, dove lo sport riesce a dare speranza ai tanti ragazzi che si avvicinano agli impianti sportivi per uscire dalla strada.

Riducendo gli investimenti nello sport rischiamo di perdere futuri campioni e campionesse che arrivano proprio da queste realtà. Ne sono esempi, Irma Testa che, cresciuta nella difficile Torre Annunziata, ha trovato una ragione di vita nel pugilato diventando, a soli 23 anni, la prima medaglia olimpica della Boxe femminile italiana, o anche lo stesso Marcell Jacobs che per 9,80 secondi ci ha fatto sentire sul tetto del mondo.

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Autore: Alessandro S. – Redattore Energia