Corsa contro il tempo, controlli dei NAS nelle piscine

Corsa contro il tempo, controlli dei NAS nelle piscine

Corsa contro il tempo, controlli dei NAS nelle piscine. Una settimana di tempo per mettersi in regola con i protocolli di sicurezza anti-Covid19, altrimenti chiusura indiscriminata di piscine e palestre.

Questo l’ultimatum lanciato dal Premier Giuseppe Conte nella serata di domenica 18, durante la presentazione delle misure inserite nel Dpcm. E adesso i controlli a tappeto su tutto il territorio nazionale delle strutture sportive da parte dei NAS dei Carabinieri.

Il nodo delle strutture sportive all’interno del Governo e del CTS (Comitato Tecnico Scientifico) non è ancora sciolto ma ha provocato una profonda spaccatura tra i due organi. Da una parte chi considera le piscine e le palestre dei possibili focolai di Covid19 con la richiesta dell’immediata chiusura come il Ministro della Salute, Roberto Speranza e del suo consulente Walter Ricciardi che recentemente ha dichiarato: “Io avrei chiuso le palestre e le piscine, assolutamente si”. Di contro le Regioni e il Ministro dello Sport, Spadora. Alla fine si giunti a una sorta ultimatum e di scarica barile. Io non vi chiudo (adesso), vi controllo e nel caso di irregolarità, vi chiudo immediatamente ma la colpa sarà vostra e non del Governo.

Corsa contro il tempo, controlli dei NAS nelle piscine

In merito a questi controlli straordinari da parte dei NAS dei Carabinieri è intervenuto anche il Presidente della FIN, Paolo Barelli: “Sì, il responsabile mi ha comunicato che c’è stata la visita dei Nas e che tutto naturalmente è risultato in regola. Noi dello sport siamo contenti di questa attività perché improntati alla lealtà e al rispetto delle regole. Se poi dovesse emergere qualche singolo non a posto con le norme, è giusto che paghi” e ha concluso con questo invito: “Naturalmente, da cittadini, ci aspettiamo che gli stessi controlli vengano effettuati in cinema, teatri, ristoranti…”.

Ricordiamo che non tutte le società sportive sono riuscite a riaprire dopo il lockdown, molte sono ancora chiuse. Ad esempio nel solo capoluogo sardo, secondo i dati riportati dal Presidente regionale FIN, Danilo Russu, sono otto le società natatorie ancora con la serranda abbassata: Sporting Nuoto Libertas Cagliari, Nuotomania, Promosport, Oppidum, Ferrini, Frog Swimming, Nuoto Club Cagliari, Gruppo in forma, Ichnos Nuoto. E la maggior parte di esse, sono legate a doppio filo con la riapertura delle strutture comunali come ad esempio la piscina di Terramaini che dovrebbe riaprire il 26 ottobre prossimo. E quelle che sono riuscite a riaprire l’hanno fatto a fronte di enormi spese economiche per mettersi in regola con il protocollo, subendo anche un forte calo delle presenze e quindi degli introiti.

Le norme previste dal protocollo sono: distanziamento (1 metro), mascherina (ambienti comuni e spogliatoio), distanziamento durante le attività (2 metri), igienizzazione delle mani e degli attrezzi, adeguata areazione dei locali, eventuale misurazione della temperatura e modulo autocertificazione. Regole applicate con rigorosità come dichiarato al quotidiano L’Unione Sarda, dal Presidente della Rari Nantes Cagliari, Marco Isola: “Si tratta di misure che seguiamo in modo pedissequo dal giorno della riapertura dopo il lockdown” e conclude affermando che “Se ci sono nuovi protocolli da seguire, ce li comunichino e ci adeguiamo. Ma sostenere che non rispettiamo le regole e giustificare in questo modo l’ipotesi di un nuovo lockdown per palestre e piscine è assurdo”.

Una nuova chiusura sarebbe il colpo di grazia per questo settore con la conseguenza che molte società falliranno, mettendo sulla strada tutti gli addetti ai lavori come ad esempio gli istruttori di nuoto e i bagnini. Forse sarebbe il caso che la classe dirigente, la smettesse di affermare: “Gli italiani devono imparare a convivere con il Covid19” (nell’attesa del vaccino) e spiegassero realmente come fare, invece di sfornare ogni settimana nuovi Dpcm con chiusure indiscriminate, solo perché qualcosa doveva essere chiusa.

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